L’OTTIMISTA HA SEMPRE UN PIANO, IL PESSIMISTA HA SEMPRE UNA SCUSA …

By | 5 dicembre 2014

         Una volta, Albert Einstein disse: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.”

Nel mio, anzi, nel nostro caso, la “crisi” è arrivata a fine luglio. Rispettivamente per 3 e 4 anni, infatti, Giorgia ed io abbiamo lavorato all’interno di uno dei tanti CAM presenti sul territorio albese, il “Dream King”. Abbiamo collaborato, anno dopo anno, alla realizzazione di un progetto educativo rivolto a ragazzi dagli 11 ai 15 anni di età con l’Associazione Sandro Toppino, che la Parrocchia di Cristo Re ha individuato come responsabile di questa attività, realizzata nei suoi spazi. La proposta è stata finanziata dal Consorzio Socio Assistenziale Alba Langhe e Roero, dalla parrocchia e dalle quote di iscrizione dei partecipanti. A fine luglio, con una breve telefonata, ci è stata comunicata una decisione presa dagli enti coinvolti: affidarne la gestione a una cooperativa, che si sarebbe occupata anche del bar e degli spazi sportivi parrocchiali.

Così, senza tante spiegazioni, ci siamo ritrovate senza lavoro e abbiamo iniziato a porci delle domande sul funzionamento e la gestione delle diverse realtà educative come quella di cui noi facevamo parte come lavoratrici; la nostra storia dimostra come queste siano fondate sulla precarietà dei lavoratori, su una scarsa attenzione alla qualità educativa, su decisioni dettate solo dalla necessità di risparmiare.

Qualcosa andava fatto per cambiare questa situazione!

La nostra crisi doveva diventare sfida, chiedeva risposte a chi si rifugia nel “si è sempre fatto così” – e sono tanti! – e rifiuta anche solo di pensare ad una alternativa.

Siamo entrate in contatto con Officine di Resistenza e abbiamo fatto in modo che la nostra vicenda fosse occasione di dibattito e di revisione delle politiche educative albesi. Con loro siamo scese in piazza, come educatrici e cittadine, per chiedere che un vero cambiamento avvenga, a partire dal nostro reintegro sul posto di lavoro, per arrivare al ripensamento della gestione dei CAM e delle attività di Estate Ragazzi.

Nel frattempo la risposta della cooperativa che sarebbe dovuta subentrare è stata la decisione di interrompere la collaborazione con parrocchia e associazione Sandro Toppino. Ad essa si è sostituita in corsa un’altra cooperativa, che, ha iniziato, tra mille difficoltà, le attività. Questo è dimostrazione del fatto che per i vari responsabili la cosa importante era mettere fine a questa situazione scomoda in un modo o nell’altro con l’affidamento a un’altra cooperativa se necessario.

La risposta della politica è stata ancora un richiamo alla crisi, a quella crisi economica alla quale si è tentato di porre un freno solo con tagli, a livello nazionale e locale, dei servizi alla persona, compreso il doposcuola. Questa risposta non è cambiamento: è vergogna! Ogni assessore o amministratore pubblico ha il preciso dovere di esprimersi in materia, perché la responsabilità dei tagli è loro come di chi, dall’alto, li ha decisi.

Richiamati alla loro responsabilità diretta sulle scelte in materia educativa gli enti comunali hanno garantito, a partire da gennaio, un tavolo di lavoro, che avrà l’obiettivo di riunire i diversi attori coinvolti nelle realtà dei CAM e di Estate Ragazzi, per mettere in discussione i modelli finora proposti e ripensare insieme le politiche educative.

Serena e Giorgia