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Giovani protagonisti nel Roero
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COMUNITA' COLLINARE:

IPOTESI PROGETTO

POLITICHE GIOVANILI

 

“Ci vogliono un sacco di anni

per diventare giovani”

Pablo Picasso


PREMESSA

Come ben si sa, quando i tempi sono incerti (come quelli che stiamo vivendo) è difficile accettare le sfide e fare progetti per il futuro. Eppure è proprio in tempi di crisi e di incertezza, che la necessità di un progetto si fa più urgente. Ed è quello che i 22 comuni della Comunità Collinare del Roero con senso di “sfida” si stanno preparando ad affrontare tra l’altro su un tema tanto delicato quanto importante come le Politiche Giovanili. Perché, parliamoci chiaro, le politiche giovanili promuovono processi fondamentali che mettono in moto evoluzioni e cambiamenti del vivere sociale.

Quindi si parte da un Territorio (inteso non solo geograficamente) e dai suoi giovani abitanti per riflettere, ripensare e ridefinire un nuovo concetto di Comunità. Ciò che distingue la nozione puramente amministrativa di “territorio” dal concetto di “comunità” risiede nel sentimento che i membri hanno di appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri, per il gruppo e nella fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno di essere insieme. Ma esistono ancora le Comunità? È questa la domanda sottintesa che i vari amministratori della Comunità Collinare del Roero si pongono, ben consci che, neanche molto lentamente, è in atto un processo di smantellamento e di distruzione della comunità, intesa come rete intricata di relazioni ed interazioni umane che dava senso alla vita stessa del singolo. L’individualismo sfrenato di questo periodo storico ha eroso la gran parte delle relazioni significative e i punti di riferimento che delineavano un ambiente sociale più stabile e promettente.

E’ la risposta (assolutamente in controtendenza) della stessa Comunità Collinare del Roero è quella di riscoprire la Comunità stessa (intesa come miglioramento delle condizioni di vita sociale e incremento dei livelli di coesione e iniziativa da parte dei cittadini) come risorsa fondamentale per prevenire il disagio, la solitudine e l’emarginazione. Tutto questo mettendo il tema giovani, senza improprie etichettature, come fondativo e prioritario per il futuro dei nostri territori .

Insomma, progettare politiche giovanili significa dare valore all’essere giovani, scommettere sulla loro capacità di diventare cittadini attivi e responsabili, attraverso un’opera educativa pensata e di Senso. Promuovere un progetto di questo genere significa investire, non solo economicamente, sulla ri-costruzione della comunità, dove i giovani possano essere considerati come mondi possibili da scoprire, nella quale essi stessi possano svolgere un ruolo di co-protagonisti. Non quindi una sommatoria di servizi da erogare, ma un percorso, un processo ( e non un prodotto) il più partecipato possibile dove le azioni vengono costruite con l’apporto dei singoli cittadini ma solo in quanto facenti parte di una rete complessa di relazioni sociali.

L’educazione ha un ruolo fondamentale nel percorso che ci immaginiamo, perché essa è lo strumento che ci permette di promuovere un cambiamento sociale, quindi educazione come promozione delle specificità dei giovani e fuga dall’omologazione.

Quindi è necessaria un ‘educazione che usi la partecipazione, la cittadinanza attiva per ridistribuire potere ai vari soggetti della comunità, ridare spazi e tempi alle reti sociali investendole di un valore formativo e di senso. Un’educazione che pensi gli adolescenti non come oggetti da gestire, ma come cittadini che già da oggi possiedono capacità ed idee per contribuire ad immaginare la società del futuro, per questo il progetto non sarà solo centrato sui giovani stessi ma cercherà di incidere sulle connessioni tra questi e la comunità, nella prospettiva di sviluppo di comunità, del cambiamento sociale e del coinvolgimento indispensabile del mondo adulto.


PERCORSI DI LAVORO

Il progetto prevede il suo sviluppo attraverso quattro percorsi di lavoro che dovranno via via integrarsi tra loro e che permetteranno alla fine dei 12 mesi di progetto di programmare gli interventi della Comunità Collinare per i prossimi anni in riferimento ai temi delle Politiche Giovanili e della Cittadinanza Attiva. Si segnala inoltre che alcune azioni prevedono il diretto coinvolgimento degli amministratori come attori e protagonisti, sempre all’interno di sottogruppi di lavoro che dovranno andare a crearsi.

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1. Linee di indirizzo politico

Ci sembra fondamentale nell’ottica della premessa che la prima azione non possa essere che definire alcune linee di indirizzo che esprimano che cosa si persegue a livello di Comunità Collinare quando si parla di Politiche Giovanili. Pertanto il primo percorso di lavoro sarà quello di esaminare alcuni documenti e linee regionali e/o nazionali (ad esempio le 10 tesi “I Giovani e la Città” del Percorso Albachiara, o l’esperienza di Filigrane in Toscana) per arrivare a definirne a lcune condivise a livello di Comunità.

Quali Comunità e quali cittadini vogliamo costruire? Attraverso quali obiettivi e percorsi? Se da un lato raccogliamo i bisogni delle persone, dall’altro non possiamo politicamente esimerci dal proporre una visione, una linea di sviluppo che riteniamo importante per la crescita dei cittadini del territorio.

Tempi: Ottobre 2010-maggio 2011.

Risultato Atteso: Documento ufficiale della Comunità Collinare con le linee delle Politiche Giovanili.

 

2. Mappatura delle Attività, delle Agenzie e dei Gruppi Giovanili

tom: 0.0001pt;">Una prima fase di lavoro dovrà prevedere la costruzione di un mappa dinamica dei diversi “Territori Sociali” che compongono la Comunità. Siamo in un territorio per alcuni versi omogeneo, ma nel campo dei progetti sociali e delle configurazioni aggregative molto diversificato. Sarà importante allora incominciare a fare una prima analisi dei diversi comuni, delle associazioni, delle iniziative in corso o in avvio, delle risorse e delle esigenze. Questo permetterà di adattare progettualmente gli obiettivi prefissati al punto uno con i bisogni rilevati e le storie sociali dei diversi paesi.

0001pt;">Dove è possibile, si cercherà anche di fare mappatura anche dei gruppi formali od informali giovanili.

Tempi: Ottobre 2010-Marzo 2011

Giugno-Luglio 2011

Risultato Atteso: Documento di rendicontazione della mappatura con indicazione di alcune priorità di intervento/approfondimento.

 

3. Linee Operative

Partendo dalle esperienze dei progetti già attivi nel territorio sarà utile definire alcune azioni di supporto ad essi e di aiuto ad altri comuni che volessero attivare progetti simili. I livelli di lavoro potrebbero essere due.

a) Da un lato andare a definire concrete indicazioni di metodi, strategie, strutture e azioni da prevedere in caso di avvio e sviluppo di progetti di politica giovanile. Ci riferiamo a quegli elementi indispensabili per la riuscita dei progetti: Commissione, Operatore di Comunità, Rete associazioni, durata almeno triennale ….

b) Dall’altro attivare una serie di servizi di supporto quali sportelli di coordinamento educativo (Elianto), associativo (Cinema Vekkio), amministrativo (Comuni già con progetti).

Lo sportello associativo deve avere la funzione di aiutare i gruppi formali od informali di giovani, adulti che vogliono creare associazioni o gruppi che lavorino per i giovani o con i giovani sui nostri territori. Non solo dare informazioni dal punto di vista pratico o normativo ma anche mantenere viva la rete tra tutte queste realtà già esistenti o da divenire.

È sottinteso che i tre sportello devono lavorare in stretto contatto collaborando ed unendo tutte le sinergie esistente.

Tempi: Gennaio-Maggio 2011

Risultato Atteso: Documento delle linee operative. Attivazione degli sportelli. Attivazione di almeno due nuovi progetti.

4. Definizione di una proposta per un Progetto di Politiche giovanili per la Comunità Collinare del Roero.

Nel primo anno di lavoro si cercheranno anche di definire le basi per un progetto di politica giovanile dei 22 comuni della comunità collinare, che possa incentivare alcune azioni locali e realizzare eventi sovracomunali.

Alcune idee possibili:

  • Consulenze progettuali e associative. Rendere stabili gli sportelli di consulenza.
  • Estate adolescenti. Attività educative ed aggregative per gli adolescenti.
  • Formazione/Confronto per Amministratori.
  • Formazione per animatori delle attività aggregative.
  • Attività per il sostegno ai Genitori.
  • Eventi comuni: feste, meeting, concorsi, …
  • Peer Education sulla cittadinanza.
  • Camper. Spazio mobile per attività di aggregazione, prevenzione e formazione itineranti anche su territori che non hanno i progetti.
  • Iniziative Web.

Tempi: Giugno-agosto 2011

Risultati Attesi:

  1. Stesura e condivisione del progetto.
  2. Reperimento finanziamenti.
  3. Sperimentazione di alcune delle azioni previste.

 

CRONOGRAMMA


APPENDICE: METODOLOGIE DI LAVORO

Diventa importante riflettere su alcune indicazioni di metodo che dovranno orientare e indirizzare lo spirito degli interventi poi concretamente messi in atto:

 

Lavoro di Comunità

La comunità è l’insieme di persone che su un determinato territorio hanno legami sociali e valori condivisi e agiscono come complesso collettivo. La comunità degli individui è aperta e flessibile, e la sua qualità è determinata dalla qualità delle relazioni che in essa sussistono.

Concetti di base: Approccio sistemico, Empowerment.

Approccio sistemico

E’ una tipologia di approccio sviluppata sia in medicina sia nel campo sociale a partire dalla comunicazione. Ha un semplice assunto di base, che un fenomeno non può essere compreso e tanto meno modificato se non si comprendono tutte le sue relazioni con l’ambiente (contesto) in cui il fenomeno si manifesta. L’invito è ad allargare lo sguardo e ad intraprendere processi di cambiamento dinamici e funzionali al sistema in un’ottica di interdipendenza delle parti.

Empowerment.

La parola inglese "empowerment" deriva dal verbo "to empower" che in italiano viene comunemente tradotto con "conferire poteri", "mettere in grado di". I diversi dizionari privilegiano ora l'uno ora l'altro aspetto. Risulta comunque impossibile tradurre questo termine in italiano con una sola parola, per la ricchezza semantica di tale concetto. Pur avendo accezioni specifiche in diversi ambiti di applicazione, il termine empowerment può essere inteso come "accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria vita".

L'approccio dell'empowerment supera gli opposti estremismi di chi considera che i miglioramenti personali e sociali dipendano prevalentemente dai meriti dei singoli o, al contrario, dalle opportunità ambientali.

Possono quindi rilevarsi alcune caratteristiche trasversali dell'approccio empowerment:

· crescita costante, progressiva e consapevole delle potenzialità degli esseri umani, accompagnata da una corrispondente crescita di autonomia ed assunzione di responsabilità;

· aumento del senso del potere personale del soggetto, ma anche della sua capacità di leggere la realtà che lo circonda, individuando condizionamenti e minacce, ma anche occasioni favorevoli ed opportunità.

L'approccio dell'empowerment chiama quindi in causa la crescita di comprensione dei fenomeni, di consapevolezza dei problemi, di percezione dei limiti a fronte di rischi individuali e globali, di uso del principio di precauzione nelle decisioni, di uso positivo dell'incertezza.

Lavoro di strada.

Il “lavoro di strada o sul campo” è uno strumento all’interno dell’approccio sistemico e di comunità. Si colloca in una prospettiva innovativa rispetto alla “prassi” tradizionale di intervento nei confronti dei gruppi giovanili individuando, pur nelle differenti modalità operative, azioni precoci che vedono la propria realizzazione là dove il disagio si vive e si crea.

I diversi approcci di strada hanno in comune:

  • l’importanza e la centralità della relazione;
  • il lavoro con i gruppi informali;
  • la disponibilità e la preparazione da parte degli operatori ad entrare in un “territorio altro” dagli spazi istituzionali dei servizi.

 

Peer education

Nella più semplice delle definizioni, la Peer education è "la comunicazione fra coetaneo e coetaneo" ed è pertanto fenomeno sociale, che indica l'influenza formativa, reciproca e continua, esercitata tra persone che appartengono al medesimo gruppo.

La Peer education può essere usata in molti contesti come approccio metodologico volto a rendere i ragazzi protagonisti del processo formativo e collaboratori delle figure educative nel percorso quotidiano. I giovani, in quanto promotori di apprendimento e di cambiamento di atteggiamenti nei confronti dei loro coetanei, vengono considerati "esperti" in determinati argomenti.

Si tratta quindi di un approccio educativo che assume l'attività fra pari come un metodo per diffondere informazioni e sviluppare strategie efficaci tramite un processo di condivisione di pensieri, assunzione di impegni reciproci e negoziazione di compromessi che, nel contempo, consenta un atteggiamento di apertura verso nuove idee.

Animazione educativa

“Quell’insieme organizzato e progettualmente co-costruito di azioni che, avendo come finalità ultima la promozione della significatività della vita delle persone, mira ad accrescere la vitalità, l’espressione delle persone, la partecipazione dei gruppi, delle organizzazioni, attraverso una serie di interventi di carattere espressivo, culturale, ludico, ricreativo, in una logica di crescente coinvolgimento”[1].

Se davvero quindi intendiamo l’animazione come uno stile educativo possiamo evidenziare alcune linee guida di orientamento degli interventi:

1. L’attivismo: il valore dell’esperienza e dell’azione.

2. La promozione sociale: il valore della liberazione della coscienza e della corporeità.

3. L’alternativa sociale: il valore di immaginare e costruire una realtà diversa.

4. Il tempo libero: il valore del sentirsi bene e del divertirsi.

5. L’importanza fondamentale della relazione: l’azione non è fine a se stessa o al “prodotto”, ma in ultimo lavora sui processi di relazione interni (con se stessi) ed esterni (con gli altri).



[1] P. Triani, Sulle tracce del metodo. Educatore professionale e cultura metodologica, ISU Università Cattolica, Milano 2002