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Canale giovani
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Con questa bozza di documento di un progetto di politiche giovanili si intende dare completamento ad una serie di incontri svolti da un gruppo di persone contattate dall’Amministrazione Comunale di Canale:

 

-Flavio Costa e Alberto Contu in qualità di rappresentati dell’associazione Elianto di Alba, competenti in progettazione educativa in ambito giovanile,
-Flavio Costa in rappresentanza anche della Parrocchia di Canale
-Andrea Genta e Giuditta Calorio in qualità di Educatori operanti sul dopo scuola ed estate ragazzi a Canale
-Sebastiano Stroppiana in qualità di Assessore alle Politiche Sociali

Dopo aver ragionato e condiviso ciascuno le proprie idee si è definita la seguente proposta qui presentata in tre punti:

-L'analisi della realtà attuale
-Piano politico
-Piano operativo

Analisi della realtà attuale
Il costume educativo contemporaneo
La realtà civile attuale si presenta come egualitaria, democratica e fraterna. Potremmo definirla: “senza padri”. Pare finisca così la possibilità di pensare alla autorità e di conseguenza al ruolo del padre, e quindi, alla educazione e di conseguenza ai rapporti umani tutti. Il mondo giovanile vive in una società adulta che per rendere più accettabili i legami familiari li ha indeboliti. L’opera educativa che si realizza nel rapporto genitori/figli ha più a che fare con la produzione illimitata di cure che non alla costituzione di un soggetto responsabile capace di dedizione verso terzi. L’educazione ha come meta e come fine la costituzione di un soggetto libero, cioè capace di essere sociale. Capace di restituzione. Capace di responsabilità e di investimento a terzi. La famiglia contemporanea, invece, consuma tutte le sue energie all’interno. Genitori e figli, collaborano a costituire un modello di educazione che promuove un’adolescenza ‘interminabile’. L’opera educativa è atta a produrre massimo godimento e cure illimitate, cancellando, quasi del tutto, la possibilità di investimento in affetti e in legami forti stabiliti con l’esterno.

La proposta educativa - L’iniziazione a termine
Ad un costume educativo che ha come caratteristica l’illimitatezza della cura e dell’accudimento, si può riproporre una idea forte di educazione che scommette invece sull’iniziazione a termine. È una alternativa all’impostazione consumistica che fa della famiglia una realtà autoriferita tutta tesa a prolungare all’infinito il bisogno di crescita, e tutta concentrata sulla scena primaria dell’accudimento. Le politiche degli affetti servono per i legami fuori dalla famiglia. Servono per una migliore qualità umana del legame sociale complessivo. Una politica che riconosca sostanzialmente l’essere-sociale dell’uomo, sarebbe un concreto apporto contro la frustrazione dei genitori e offrirebbe nuova legittimazione alla vocazione genitoriale. Inoltre sarebbe la costituzione del percorso di maturazione del soggetto sociale, come obiettivo di una iniziazione a termine. Sarebbe un percorso che verifica le dotazioni esistenziali e le qualità etiche idonee all’assunzione di responsabilità che comprende la dignità civile della condivisone e della restituzione.

Le tre fasi dell’esistenza (e dell’educazione)
L’idea di fondo è che l’esistenza è innanzitutto data, offerta. Essa precede la coscienza e la possibile e doverosa decisione del soggetto. In altri termini: il soggetto è ‘capace’ di decidersi per la vita solo se ha ricevuto e accolto il volto immediatamente buono della vita rappresentato dalla cura e dagli affetti primari. L’infanzia (e la nascita) costituisce la fase iniziale della vita in cui il figlio esperimenta il momento ‘passivo’. Dalle cure (evidentemente sempre in eccedenza) dei genitori assapora la meraviglia dell’essere al mondo. E intuisce che l’esistenza è senza dubbio gravida di una promessa. Tutto gli è offerto gratuitamente, (e in eccesso). Il suo compito, per ora, è di cogliere questo carattere buono e promettente del vivere. La fanciullezza può essere definita la fase della vita in cui si deve imparare ‘l’obbedienza alla legge’. È l’età in cui si pratica effettivamente il modello di vita dei genitori (i modelli che essi propongono e che la comunità adulta propone). Il fanciullo è fedele ai modelli proposti. Così entra nella verità della legge e nella verità di tutte le cose. Perché si coglie la verità solo ‘facendola’. Nella pratica della legge, il fanciullo sente l’affidabilità del mondo. Deve realizzare il nesso tra i codici della vita sociale e la legge già iscritta nella vita attraverso la prima esperienza affettiva. Dalla famiglia il fanciullo inizia ad uscire. Dà avvio al suo essere sociale intraprendendo nuove relazioni (non più parentali). Deve poter continuare ad apprezzare la bontà del mondo al di la della famiglia e della sue relazioni. La possibilità di ‘giocarsi’ nel mondo è legata alla facilità con cui riuscirà a trovare riferimenti saldi, simili a quelli instaurati nella trama dei rapporti parentali.

L’adolescenza è il tempo in cui la persona deve ‘disporre di sé’. Nell’attuazione sintetica del cammino tra affetti ricevuti e accolti e ‘obbedienza’ alla legge. Occorre che ci si ri-prenda perché la verità iscritta nei primi due momenti della vita collabori a costituire il soggetto. La persona si determina perché vuole farlo, ma non senza il fatto che, ora ha tutte le condizioni per poterlo fare. Ma i codici e le leggi apprese nella fanciullezza apparivano saldi e veri e praticabili. Ora appaiono incerti e sospetti. Inoltre la disposizione di sé è resa difficile dalla distanza tra le forme di socializzazione secondaria e la relazione con i genitori. Non disponendo di una identità certa, il ragazzo nella mimica tra pari cerca una sua identità. Ma la ricerca non è soddisfacente perché qui (nei mondo dei pari) non si trova ciò di cui il soggetto necessità in verità (in quanto a materiali profondi e radicali). Trova piuttosto superficialità e luoghi comuni. Proprio qui, si da realisticamente la possibilità di una azione educativa realizzata da altri attori. Che non siano appunto i genitori (soltanto) e che non siano i pari (soltanto). La figura educativa di un adulto (che non sia il genitore), risulta decisiva per l’identificazione del soggetto adolescente. Inoltre la cultura pubblica incentiva le dinamiche adolescenziali. Basti pensare alla cultura del narcisismo: il soggetto ‘si cerca’, piuttosto di spendersi all’esperimento delle molteplici possibilità pratiche è affidato il compito di manifestare la via della vita persuasiva e la verifica è fatta con indicatori quali la qualità delle sensazioni o dei sentimenti vissuti a posteriori.

Applicazione pratica al progetto
Queste tre fasi, sono legate ad altrettanti momenti della vita di ogni soggetto. E risultano decisivi per la costituzione del soggetto sociale. Ma sono anche momenti che ogni soggetto rivive nell’età adulta. L’adolescente (come anche l’adulto), per potersi definire e per potersi decidere come soggetto; deve poter costantemente ricevere cura e attenzione (fase ‘passiva’ ed infantile della vita), e deve potere apprendere che ciò che riceve può restare in vita solo rispettando (ed attuando) determinate leggi e regole (fase della fanciullezza). Proprio per questo, si può concepire un progetto giovanile che nella sua struttura di fondo tenga in seria considerazione le dinamiche messe in atto da quella che possiamo definire “l’iniziazione a termine” che include in sé i tre momenti. E che si concepisce, in ultimo, come il cammino che deve condurre al “rito di passaggio” decisivo: dall’adolescenza alla età adulta. Concepire l’opera educativa come iniziazione alla vita adulta, permette di poter verificare con una certa precisione se il soggetto ha acquisito e in che forma, le dotazioni caratteristiche per essere capace di socialità e di responsabilità. L’iniziazione alla vita è una iniziazione alla vita sociale e pubblica. Il ‘prodotto’ finale è appunto il soggetto responsabile, dedito a terzi. Capace di restituire a terzi ciò che ha ricevuto. Proprio per questo il percorso educativo si pone un fine, un termine. L’educazione del soggetto adolescente ‘termina’ quando il giovane acquisisce le caratteristiche del soggetto adulto ed è quindi capace di spendersi e di orientarsi nella vita. Non si è adulti quando si è del tutto autonomi (svincolati da ogni legame e distanti da tutto), ma quando si è capaci di fare alleanza tra affetti profondi e legami forti. Il soggetto adulto ‘finale’, allora, non sarà quello autorealizzato (in proprio) e autoreferente; ma sarà quello che sarà capace di resistere e di fare tenuta (nella concretezza della vita) perché cosciente delle difficoltà e della fatica nel mantenere saldi i profondi affetti che vivono solo in forti legami.

Piano politico
Attraverso il progetto vorremo proporre una serie di attività che permettano di stimolare politiche e pratiche in ambito giovanile che si confrontino in maniera aperta con la realtà del territorio canalese. Più precisamente intendiamo non proporre ricette o soluzioni già programmate o definite, ma ci piacerebbe intraprendere relazioni significative e scambi con tutte le istituzioni, associazioni, gruppi e singole persone interessate a questa tematica. Questo nostro approccio non nasce solo da una visione concertata e condivisa del lavoro sociale, ma si pone come vera e propria metodologia, capace di attivare legami per far incontrare persone che si possano confrontare ed interrogare su un argomento molto stimolante, ma delicato e complesso della società moderna.

Date queste premesse abbiamo ritenuto decisivo proporre all’amministrazione comunale un percorso di politiche giovanili e non solo una serie di servizi da attivare sul territorio, perché crediamo che uno degli obiettivi sia quello di motivare e stimolare “pratiche di cambiamento”, intese come promozione del benessere di una comunità intera (non solo quella giovanile) attraverso strumenti e metodologie educative. Questo ci porta a ragionare in un’ottica di ricerca, che coinvolgendo tutti gli attori sociali mette radici nella realtà locale, per far crescere il territorio invece di relegarlo a un semplice e riduttivo richiedente di servizi. Crediamo sia un buon approccio confrontarci direttamente con la popolazione, valorizzando giovani e non, attraverso una visione che li vede protagonisti attivi di questa proposta, come portatori di idee ed azioni da relazionare con le istituzioni responsabili. Crediamo che attraverso questi piani operativi i giovani del territorio connessi e collegati alla cittadinanza intera possano far rinascere quel senso di comunità tanto ricercato quanto messo a dura prova dall’attuale assetto socio-economico della società occidentale. Ci piace sottolineare che per un’amministrazione è una scelta politica ben precisa occuparsi di giovani, in particolare se valutiamo l’intervento educativo come relazione, modello e stimolo creativo di crescita del territorio. Attraverso il piano educativo l’Ente locale dà forma al progetto, ne dà senso, mobilitando intorno a sé tutti i soggetti che si sentono coinvolti. Una proposta che ci pare interessante e già ampiamente usata in questi anni è quella di costituire un tavolo programmatico per declinare attivamente questo piano politico in tema “giovani”.

Questo tavolo avrebbe compiti di promozione, coordinamento, tutoraggio e verifica del progetto stesso ed in particolare:
-Rilevare le esigenze de territorio, elaborare e coordinare un progetto di politica giovanile.
-Instaurare e mantenere contatto con gli adolescenti ed i giovani finalizzato alla costruzione della relazione e alla realizzazione di alcune proposte strutturate.
-Promuovere e facilitare il compito dei Servizi e delle Agenzie Educative (scuola, associazionismo, parrocchia) presenti sul territorio.
-Promuovere e supportare nuove opportunità di inserimento degli adolescenti e giovani nella vita sociale della comunità locale.
-Sostenere attività extra scolastiche dei minori in età scolare (Estate ragazzi, doposcuola, CAM, attività di strada) Farsi carico del reperimento di risorse economiche anche attraverso la presentazione di progetti ai sensi della legislazione provinciale, regionale e nazionale europea.
-Mantenere uno stretto contatto e collaborazione con tutti gli enti, associazioni e gruppi che si occupano degli adolescenti e dei giovani.
-Promuovere attività di informazione, ricerca e formazione rivolta sia ai giovani che agli adulti Coordinare e valutare il lavoro dell’Educatore di strada

Piano operativo
Nella fase iniziale il piano operativo viene esplicitato sia direttamente dall’Ente locale, che da una precisa figura educativa, quale l’Educatore di strada.
Ente locale
-Convocazione e creazione del tavolo programmatico.
-Elaborazione di una ricerca sociale sotto forma di intervista per rilevare lo stato della situazione del territorio da sottoporre a tutta la comunità (giovani e non).
-Valutazione della ricerca sociale e lancio del “Progetto giovani” attraverso l’eleborazione di un documento esplicativo.

Educatore di strada
-Mappatura del territorio e dei vari gruppi formali ed informali presenti.
-Sottoporre i vari gruppi di persone contattate all’indagine sociale proposta dal tavolo programmatico.
-Creazione delle prime relazioni significative con i giovani del territorio.
In sintesi: con questa bozza si propone un Progetto indirizzato ad educare, un’educazione che ha come meta e come fine la costruzione di un soggetto libero, cioè capace di essere sociale. Capace di restituzione. Capace di responsabilità e di investimenti a terzi. Il progetto è rivolto a ragazzi di età compresa tra i 12/21 anni, ovvero dai primi anni della scuola media per tutta la fase che definiamo adolescenza. Attraverso: l’operato di un Educatore di Strada, coordinato e supervisionato e di un Tavolo delle Politiche Giovanili, che coinvolga tutta la Comunità interessata rendendola partecipe al progetto. L’ideazione e la coordinazione del progetto sarà seguita dall’Associazione Elianto di Alba, si prevede per la fase iniziale una collaborazione con il Gruppo Abele di Torino.
Tra i passi concreti che prevediamo una volta attivo il lavoro dell’Educatore di strada e del Tavolo delle Politiche Giovanili:
-Mappatura della situazione giovanile canalese
-Intervento Educativo dell’Educatore di Strada, rivolto ai ragazzi del territorio
-Dalla mappatura emergeranno i bisogni dei ragazzi, da questi si darà una risposta concreta (esempio: centro aggregativo, organizzazione di eventi, etc.)