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Educazione & Territorio
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Università della Strada, Associazione Gruppo Abele, Associazione Elianto di Alba

L’Educatore nelle comunità locali: pensiero ruolo e profilo


Premessa
“Educatore di territorio”, espressione che non vuole altrimenti significare la ben più diffusa “educativa territoriale”, sta qui ad intendere una particolare interpretazione del ruolo dell'educatore: tipica dei piccoli territori (comuni di piccola-media grandezza), contrassegnata da grande versatilità (l'educatore di territorio come colui a cui si chiede di fare accompagnamenti individuali, ma anche lavoro sui gruppi informali, così come aggregazione e ancora lavoro di comunità...), spesso individuale (è spesso il singolo ad essere assunto o posto sotto contratto dall'Ente).

Si propone un corso di formazione centrato sulla figura qui descritta sulla base della consapevolezza (o almeno viva sensazione) che essa stia diffondendosi e caratterizzando sempre più il modo di intendere l'azione educativa da parte degli Enti (Comuni, Consorzi, ASL) preposti al governo dei piccoli territori, anche a fronte di una progressiva restrizione delle risorse necessarie. Come già sottolineato, ciò che caratterizza e differenzia tale interpretazione del ruolo dell'educatore da quelle già conosciute, è una grande flessibilità, cioè vale a dire, complessità. Egli è chiamato spesso a lavorare in risposta a molteplici mandati (controllo sociale, gestione del disagio, sviluppo di comunità sono attese che si intrecciano e si sommano non sempre esplicitamente e sovente in modo contraddittorio), a rapportarsi con diverse realtà del territorio, a definire di volta in volta obiettivi e strumenti di lavoro, a cambiare linguaggi e modalità di relazione in funzione del diverso interlocutore.

Sta forse nella versatilità e malleabilità del suo modo di essere e lavorare la ragione della sua essenzialità. Grazie a tale versatilità, infatti, egli risulta in grado di essere un “jolly”, utilizzabile a seconda delle reali necessità, riempire gli interstizi e funzionare da raccordo tra servizi e progettualità, essere testimone diretto di ciò che accade sul territorio e dei bisogni della popolazione. Versatilità significa anche però aleatorietà. Come detto è spesso il singolo che, territorio per territorio, è chiamato ad interpretare quel ruolo, a tradurre quella complessità in progetti e quotidianità e tale traduzione, se effettuata in solitudine, non può che essere foriera di smarrimenti, perdite di orizzonte, sensazioni di “dilaniamento interiore”. Questo è il bisogno a cui il corso proposto vorrebbe innanzitutto dare risposta: il bisogno di un orientamento comune in grado di restituire senso e progettualità alla prassi quotidiana, di riconoscimento pubblico (cioè sociale ed economico) della funzione svolta e di autonomia professionale.


A tal fine il corso si propone di:
-favorire un confronto tra operatori afferenti a diversi territori e portatori di storie ed esperienze diverse ma riconducibili ad un minimo comune denominatore;
-avviare un percorso di riconoscimento e appartenenza comune;
-gettare le basi per una definizione il più possibile condivisa dei contorni del ruolo dell'educatore di territorio.
Per evidenti ragioni, la forma che il corso si propone di assumere è di tipo “laboratoriale”, cioè fondata su una modalità di partecipazione al lavoro necessariamente “attiva” e orientata ad un “cercare” insieme risposte alle domande di cui il gruppo sarà portatore. Un laboratorio di ricerca, “alla ricerca di un profilo” dunque, che si muoverà lungo quattro direzioni diverse.
Proposta di programma
Prima giornata - Educazione e micro-territori: la ricerca degli “orizzonti”
Riteniamo che l'educatore di territorio non possa che essere animato da precise intenzionalità, da una sua visione del futuro di quelle comunità, da un'idea di società cioè di convivenza e di relazione possibile. Tutto questo non va inteso come “fardello”, ma anzi come “bagaglio” senza il quale il suo definirsi come educatore non avrebbe luogo. Siamo alla ricerca di spunti per riconoscersi e far riconoscere una propria intenzionalità, per calarla nel mutare degli scenari sociali odierni, per esplicitarla e comunicarla.
Alcuni temi possibili:
-culture individualistiche e consumistiche nei piccoli territori: come lavorare per costruire apertura all'altro e al collettivo;
-comunità locali tra legami deboli e legami malati: il ruolo dell'educatore;
-una diversa idea di cittadinanza: la proposta “forte” dell'educatore.
Il lavoro di questa prima giornata avverrebbe grazie al contributo di un docente esperto, portatore di una visione profonda dell'essere educatori oggi e della disciplina (pedagogia) a cui essi fanno riferimento (Prof. Mantegazza, per esempio).
Seconda giornata - Gli oggetti del lavoro dell'educatore di territorio: la ricerca di un “focus”
Molteplici possono essere gli oggetti del lavoro dell'educatore di territorio: la prevenzione, l'aggregazione, la mediazione del conflitto, lo sviluppo di comunità, ecc. Attorno ad ognuno di questi si potrebbe aprire un capitolo, ma attorno a nessuno di questi si esaurisce la progettualità possibile. Può esistere infatti un oggetto di lavoro privilegiato dell'educatore di territorio? Non deve invece egli sapersi muovere agilmente da uno all'altro? Riteniamo allora che utile potrebbe risultare, in seno al corso proposto, la proposta di una mappa in grado di inquadrare complessivamente il discorso e successivamente la proposizione di un oggetto in grado di tenere insieme diverse componenti, un oggetto trasversale, in parte “nodale”.
Il focus proposto sarà: “Cittadinanza e benessere: una pedagogia del legame tra prevenzione e sviluppo di comunità”
La parte di lavoro attorno al “focus” proposto sarà introdotta da un intervento di un docente ad hoc.
Terza giornata - Il metodo di lavoro dell'educatore di territorio: la ricerca di un “canovaccio”
A fronte di una complessità, tale quella tratteggiata, propria al contesto e alle situazioni in cui il lavoro dell'educatore di territorio si esplica, comprensibile è il bisogno di un “metodo” al quale rifarsi, appoggiarsi, ancorarsi a seconda dei momenti. Riteniamo che il profilo corrispondente a tale ruolo e professione non possa, tra virgolette, permettersi il lusso di un riferimento metodologico preciso e rigoroso. La molteplicità degli oggetti, delle domande, dei mandati a cui si fa riferimento richiedono invece, anche qui, estrema versatilità e capacità di invenzione. Non sotto forma di “manuale”, dunque, ma di “canovaccio” in cerca di interpretazione vorremmo presentare un discorso minimo sul metodo.
Tale canovaccio potrebbe articolarsi attorno ad almeno 5 “paletti”:
-la dialettica “istinto” versus “intenzionalità”;
-il continuum “lavoro di strada-lavoro di comunità”;
-la definizione dei “destinatari”del lavoro;
-tempi: l'arte del saper “cucire” tempi diversi, il dono di saper moltiplicare la “risorsa-tempo”
-valutazione: costruire obiettivi valutabili, inventare strumenti per registrare i risultati

Quarta giornata - La professione dell'educatore di territorio: la ricerca di un “sentirsi parte”
Perché non usare la parola professione per maggiormente far risaltare la specificità che il ruolo di educatore di territorio viene ad assumere?
Certamente è fatta di professionalità la capacità di costruirsi un ruolo ed un progetto di lavoro ad esso congruente in situazioni fatte di tali variabilità e complessità. Pensiamo allora che un “sentirsi parte”, appartenenti ad una comune categoria professionale, possa rafforzare tale capacità, favorire una definizione di sé autonoma, capace di rapportarsi alla pari con gli Enti del territorio, di valorizzare maggiormente il proprio lavoro e la propria persona. Esistono spazi di crescita di “categoria” possibili? In che rapporto con le associazioni di categoria generali già esistenti (ANEP, ecc.)? Quali strumenti potrebbero favorire tale crescita?

L'ultima giornata proposta vorrebbe favorire la ricerca di alcune risposte a queste domande ed insieme porre le basi per possibili appuntamenti futuri.

Alcune ipotesi già sono state formulate:
-la pubblicazione di un documento che sintetizzi il lavoro del corso;
-la promozione di un convegno regionale.