- Nell’era in cui il mezzo di comunicazione è passato da strumento (che facilita e estende la comunicazione) a vero e proprio Soggetto, quale forma di relazione tra soggetti umani è ancora possibile?
- L’interesse per il mezzo, con l’alibi di questa sua astuta dissimulazione (pensarsi come ragione di fine, e presentarsi razionalmente come medium, appunto), ha enormemente ingigantito la sua sovranità sui contenuti; elegantemente “alleggerita” dai contenuti, la comunicazione è ancora tale?
- Quanto l’essere sempre connessi, interattivi, senza silenzi, senza riflessività, senza fermentazioni contribuisce a “svalutare” l’impresa umana dei conflitti licenziandola molto prima che qualcuno possa intraprenderla?
- E’ possibile conciliare la bellezza di una impresa comune (per la città, per l’educazione, per la politica) e la dinamica dei conflitti?
- E’ “realistico” sperare che comunicazione-contenuto-conflitto siano la figura unitaria e legittima della “normale” convivenza fra umani?